11 Nov

Comuni non capoluogo, Cantone blocca gli appalti banditi senza aggregare le gare

L’Anac non rilascerà i codici (Cig) necessari a far partire le procedure. Lo stop riguarda anche i contratti sotto 40mila euro degli enti con meno di 10mila abitanti. E partono i 35 soggetti aggregatori

È questo uno dei capitoli della spending review che punta all’aggregazione dei soggetti appaltanti. Un altro capitolo che sta per decollare è quello che individua 35 «soggetti aggregatori» della spesa pubblica cui è affidato il compito di gestire tutte le gare per beni e servizi in specifiche categorie individuate da un Dpcm che la Presidenza del Consiglio sta per varare. Nello schema di Dpcm messo a punto dalla task force guidata da Yoram Gutgeld e da Palazzo Chigi si individuano – oltre agli acquisti che riguardano il settore sanitario – tre categorie di acquisti che dal 1° gennaio dovranno passare per i «soggetti aggregatori»: pulizie, assicurazioni e facility management. Anche su questo fronte ha un ruolo importante l’Anac che ha selezionato i 35 «soggetti aggregatori» e ora ne dovrà verificare il mantenimento dei requisiti necessari per restare iscritti al relativo albo.

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Sugli appalti dei comuni non capoluogo un comunicato spiega la decisione dell’Anac. Per questi scatta la tagliola prevista dal Governo Monti nel 2012 e poi sempre rinviata: per risparmiare e permettere di controllare meglio la spesa le gare vanno accorpate, mentre ai singoli comuni è vietato di promuovere appalti in autonomia. Un principio, corretto da ultimo con il decreto Irpef (Dl 66/2014), che vale per beni e servizi, ma anche per i lavori pubblici. Nel Paese degli 8mila campanili però finora poco o nulla si è mosso sul fronte della centralizzazione degli appalti.

Da oggi (ma il comunicato fa riferimento al primo novembre) il blocco riguarda due tipologie di appalti. Il codice necessario ad avviare le procedure non sarà rilasciato ai comuni non capoluogo che tenteranno di bandire gare in autonomia per valori superiori a 40mila euro. Allo stesso modo saranno rispedite al mittente le richieste di avviare le procedure di affidamento sotto i 40mila euro da parte dei comuni con meno di diecimila abitanti. Un blocco, quest’ultimo, che resterà in vigore però solo due mesi, visto che la legge di Stabilità cancella (a partire dal primo gennaio 2016) il vincolo di centralizzare le gare sotto i 40mila euro per i piccoli comuni.

Questo doppio binario, che rischia di mandare in tilt anche l’attività ordinaria (per non dire spicciola) dei piccoli enti, era alla base anche dell’ultima richiesta di proroga sollecitata dai comuni per bocca del presidente dell’Anci Piero Fassino. L’obiettivo: spostare al primo gennaio 2016 l’obbligo di aggregazione delle gare oltre 40mila euro per allineare le due scadenze, senza rischiare di fermare per due mesi i microcontratti dei comuni sotto i 10mila abitanti. Il veicolo per inserire una proroga era stato individuato nel decreto sulla Finanza locale varato venerdì scorso dal Governo. Alla fine la proroga annunciata non è passata. Ma non è detto che non rispunti nel corso dell’esame parlamentare per convertire in legge il provvedimento.

Non c’è nessuna possibilità di aggirare gli obblighi. In ossequio alle norme anti-criminalità, il codice di gara deve infatti essere inserito in ogni fattura per permettere la tracciabilità dei pagamenti. E come ricorda lo stesso presidente Anac nel comunicato «il mancato rilascio del codice identificativo di gara, comporta quale sanzione accessoria espressamente prevista dalla legge 136/2010 in tema di lotta alla criminalità organizzata, la nullità assoluta dei contratti stipulati per violazione della disposizioni sulla tracciabilità dei flussi finanziari».

Con altri due comunicati Cantone ha poi invitato le stazioni appaltanti a verificare l’iscrizione dei soggetti che rilasciano le garanzie sugli appalti negli elenchi previsti dalla Banca d’Italia e ha specificato anche l’obbligo di redigere in modalità elettronica anche piccoli i contratti d’appalto (cottimo fiduciario nei servizi e forniture) conclusi con scambio di lettere .

Niente manutenzione stradale o acquisti di materiale d’ufficio in autonomia. L’entrata in vigore dell’obbligo di aggregare gli appalti – in risposta agli obiettivi della spending review – ora rischia di inceppare davvero la macchina dei piccoli comuni, bloccando la possibilità di ricorrere agli appalti per le città non capoluogo. L’Autorità Anticorruzione, presieduta da Raffaele Cantone, ha sospeso il rilascio dei codici di identificazione delle gare (Cig) necessari all’avvio delle procedure di assegnazione dei contratti da parte degli enti locali che non ricorrono a una delle formule di aggregazione degli appalti (soggetti aggregatori, province, Consip, unioni o consorzi di comuni) prevista dal codice. Il rifiuto a rilasciare i codici è un atto dovuto da parte dell’Anac, dopo che il primo novembre è finalmente entrato in vigore l’obbligo di aggregazione degli appalti dei comuni non capoluogo, rinviato per ben sei volte consecutive a causa dei ritardi accumulati nel processo di aggregazione delle gare da parte delle amministrazioni (vedi l’anticipazione sul«Sole 24 Ore» del 28 ottobre ).